Cassino : Abbazia di Montecassino (Cassino). Arte, Storia, Cultura, Prodotti Tipici, Dove dormire, Dove mangiare in Provincia di Frosinone.
Fondato da S. Benedetto verso l'anno 529 dell'era cristiana, il monastero di Montecassino sorse sulla base di una già esistente fortificazione romana del municipio di Casinum; proprio qui ancora si esercitava il culto pagano in un tempio dedicato ad Apollo con una area annessa per i sacrifici.
Reso illustre dalla prodigiosa vita e dal sepolcro del suo fondatore, Montecassino ha vissuto lungo i secoli una feconda storia di santità, di cultura e di arte, che lo ha reso celebre nel mondo intero.
Il Monastero rinasce agli inizi del secolo VIII per opera del bresciano Petronace su mandato di papa Gregorio II dopo la distruzione causata dai Longobardi del duca beneventano Zotone
Così inizia per l'abbazia di Cassino un periodo di grande splendore: vi accorrono il monaco sassone Villibaldo, il monaco Sturmio discepolo di S. Bonifacio, fondatore di Fulda e del monachesimo tedesco, il duca Gisulfo II di Benevento, Carlomanno fratello di Pipino, Ratchis re dei Longobardi, Anselmo futuro abate di Nonantola; nel 787 vi giunge Carlo Magno, che rilascia ampi privilegi.
Iniziamo la visita nel chiostro d'ingresso ; in quest'area sorgeva il tempio dedicato ad Apollo; S. Benedetto lo riadattò ad oratorio per la preghiera comunitaria dei monaci,
dedicandolo a S. Martirio, vescovo di Tours. Nei lavori di ricostruzione del 1953 furono ritrovate le tracce delle fondamenta originarie di questo oratorio con la piccola abside,
il cui perimetro si vede tracciato sotto il mosaico con il Cristo tra la Madonna e S. Martino su disegno del monaco F. Vignanelli.
In questo oratorio morì S. Benedetto
nell'atteggiamento descritto da S. Gregorio Magno suo biografo: " in piedi sorretto da alcuni monaci dopo aver ricevuto I'Eucarestia".
Questo episodio è ricordato dal gruppo bronzeo, al centro del giardino, opera dello scultore A. Selva del 1952 e dono del cancelliere tedesco K. Adenauer.
Attraverso questo primo chiostro, si giunge in quello detto del Bramante 8, che nella sua serena ampiezza arieggia lo stile del
grande architetto rinascimentale: realizzato nel 1595, è largo 30 m. e lungo 40 compresa la gradinata che lo unisce all'antiportico del
chiostro superiore.
Al centro, la cisterna ottagonale, fiancheggiata da colonne corinzie che sostengono un'elegante trabeazione di coronamento,
è perfettamente equidistante dal chiostro d'ingresso e I da quello iniziato nel 1704 dell'Archivio monumentale.
Dalla balconata si gode uno splendido
panorama verso Occidente con la sottostante vallata del Liri, che ospita i paesi di , Pignataro Interamna, S. Giorgio a Liri, Esperia, Pontecorvo, Aquino,
Piedimonte S. Germano e all'orizzonte i Monti Ausoni: verso il centro della ~ianura il grande stabilimento della FIAT.
Volgendo lo sguardo verso sinistra, si nota il Cimitero degli oltre mille soldati polacchi, che persero la vita nei combattimenti precedenti la liberazione di Montecassino, avvenuta il 18 Maggio 1977. Sul monte a loro memoria, s'innalza un obelisco in travertino con la suente significativa iscrizione:
" Noi soldati polacchi abbiamo dato corpo all'Italia, il cuore alla Polonia e l'anima a Dio per la nostra e altrui libertà". Sullo sfondo domina il monte Cairo con i suoi 1690 m. di altezza.
Ai piedi della scalinata sono l poste due maestose statue: S. Benedetto H , a sinistra, rimasto quasi indenne nell'ultima distruzione, è dello scultore P. Campi di Carrara del 1735; alla sua base si legge l'iscrizione "Benedictus qui venit in nomine Domini "; "Benedetto colui che viene nel nome del Signore"; S. Scolastica 8, a destra, è una copia di quella distrutta, anch'essa del Campi, con I'iscrizione "Veni columba mea, veni coronaberis", Vieni, o mia colomba, (S. Scolastica), vieni, sarai coronata.
Ascesa la scalinata, gi giunge nell'antiportico del chiostro superiore, nelle due nicchie di marmo bardiglio sono collocate le statue settecentesche di Urbano V - il papa benedettino che tanto si adoperò per la ricostruzione di Montecassino dopo il terremoto del 1349 - dello scultore P. Campi di Carrara, e quella di papa Clemente XI, munifico verso l'abbazia, di F. Maratti di Padova.
Tre porte bronzee immettono nella Basilica; quella centrale risale in parte al tempo dell'abate Desiderio (sec. XI) ed è costituita da una serie di formelle con lettere ageminate in argento. Le iscrizioni, di grande valore storico, elencano i possedimenti e le chiese dipendenti da Montecassino specialmente mente nei secoli XI e XII. La formella H in basso a destra, fra due croci, ci attesta che i battenti furono eseguiti nel 1066 a Costantinopoli per munificenza dell'amalfitano Mauro, figlio di Pantaleone.
Le porte laterali, dono del Presidente della Repubblica L. Einaudi, sono dell'o scultore P. Canonica eseguite nel 1954: quella di destra reca i pannelli con i seguenti episodi: S. Benedetto riceve il re dei Goti Totila; nobilita il lavoro dei campi; svolge opera di evangelizzazione; invia i monaci a diffondere la Regola; in basso sono raffigurati i simboli della terza distruzione di Montecassino a causa del terremoto del 1349, e della quarta dovuta ai bombardamenti del 15 febbraio 1944. La porta di sinistra presenta nei pannelli i seguenti soggetti: S. Benedetto viene a Montecassino; presiede alla costruzione del monastero; scaccia il demonio che impedisce la rimozione di un masso; risuscita un bambino; in basso sono simboleggiate la prima distruzione provocata dai Longobardi intorno al 577 e la seconda operata dai Saraceni ne11'883.
La Basilica Cattedrale è stata ricostruita secondo le linee architettoniche e decorative sei-settecentesche attribuite all'architetto e scultore C. Fanzago N che lavorò sicuramente a Montecassino negli anni 1627-28 per la sistemazione del presbiterio e nel 1645 fornì i l disegno per l'altare maggiore. Molto del materiale marmoreo preesistente è stato riutilizzato nel rifacimento dei pavimenti e nella intarsiatura delle pareti. Si è perduta per sempre tutta la decorazione pittorica, sia ad affresco che su tela, presente sulle volte e nelle pareti della Basilica; la volta della navata centrale m, tuttora vuota, aveva affreschi di L. Giordano iniziati nel 1677 "a suono solenne delle campane" e terminati nel 1678; pure alla scuola pittorica napoletana del 1700 appartenevano gli altri pittori che lavorarono nelle navate laterali e nelle cappelle, tra cui F. Solimena, P. De Matteis, F. De Mura: molti bozzetti originali dei perduti affreschi si possono ora ammirare al Museo.
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