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Esperia : Arte, Storia, Cultura, Prodotti Tipici, Dove dormire, Dove mangiare, Cosa fare nella Provincia diFrosinone.

Comuni

Comune di Esperia

Esperia : informazioni turistiche

Centro a 310 m slm. sovrastato dai ruderi di un castello che un tempo rappresentò fortezza inaccessibile e teatro di cruenti scontri.
Centro collinare di origine medievale, con un’economia imperniata sulle attività rurali e sul terziario.
Il comune di Esperia, uno dei più vasti dell’intera provincia di Frosinone, è situato agli estremi lembi del capoluogo, al confine meridionale con la provincia di Latina.
Gran parte del suo territorio è montuoso e ricco di boschi, con un dislivello che dai 42 metri nel piano, sale a 1307 metri in montagna.
Il suo nome è recente, risale al 1867 quando le frazioni di Monticelli, San Pietro in Curolis, insieme ad altre, si fusero in un’unica entità amministrativa, l’antica Roccaguglielma, che eretta nel secolo XI dal normanno Guglielmo di Glossavilla, venne scelta come sede municipale del comune di Esperia.
Il toponimo deriva, secondo il Parisse, storico locale, dall’astro Espero oppure dal nome arcaico della penisola italiana.
Il paese costituito da tre frazioni Roccaguglielma, San Pietro in Corulis e Monticelli, seppur unificati nel comune di Esperia continuano ad avere una propria individualità tanto da festeggiare ognuno il proprio santo a testimoniare, ancora oggi, secoli di divisioni e lotte tra le tre frazioni. Si è costituita nel 1867, quando i comuni di Roccaguglielma e San Pietro in Curolis, in precedenza autonomi, si fusero. Roccaguglielma, fondata in età medievale dal normanno Guglielmo di Glossavilla, fa la sua prima comparsa in una fonte documentaria del 998, come possedimento dell’abbazia di Montecassino.
Per la sua posizione strategica presso un valico montano subì spesso assedi e distruzioni; dal Trecento, sotto il dominio di illustri famiglie, come gli Spinelli, i Della Rovere e i Farnese, conobbe un notevole benessere; nel 1636 entrò a far parte del regio demanio e le sue condizioni economiche peggiorarono a causa dei frequenti terremoti e dei pesanti tributi che le furono imposti; nel corso dell’Ottocento, inoltre, subì le scorrerie del brigante fra’ Diavolo, nativo della vicina Itri (LT).
L'economia del paese si basa essenzialmente sulla produzione dell'olio di oliva e del vino: il celebre "Cécubo", cantato da Orazio che lo elevò a vino dei trionfi militari. Nonostante i pesanti bombardamenti subiti nel corso del secondo conflitto mondiale, conserva un notevole patrimonio storico-architettonico, di carattere prevalentemente sacro, nel quale spiccano la chiesa barocca della Madonna di Loreto, con all’interno una Madonna lignea del XVI secolo e due dipinti di Luca Giordano, e la chiesa di Santa Maria di Montevetro, con pregevoli affreschi del XV secolo; interessanti sono anche palazzo Spinelli, la chiesa di San Donato, che si erge solitaria sul Monte d’Oro, e il santuario della Madonna delle Grazie, eretto nel XVII secolo sul monte Cecubo e restaurato nell’Ottocento; del castello normanno rimangono, invece, soltanto alcuni ruderi. Degni di nota la Chiesa di S. Maria Maggiore e un antico palazzo baronale Spinelli (XV sec.).

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