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Comune di Fontechiari
Fontechiari : informazioni turistiche
Piccolo borgo a 357 m slm, deve il suo nome alle numerose sorgenti cristalline della zona. In realtà fino al 1862 questo paese si chiamava Schiavi, poichè in questà località venivano custoditi gli schiavi del condottiero romano Caio Mario di Arpino.
L'abitato originario è circondato da antiche mura perimetrali.
Di notevole interesse la Chiesa di S. Giovanni Battista ed Evangelista, che conserva affreschi trecenteschi e pregevoli pitture attribuite al Cavalier d'Arpino, l'antica torre ducale dei Boncompagni, ben visibile al centro del paese e, in località S. Onofrio, il cimitero napoleonico costruito nel 1838 .
Deriva l’attuale nome da una fonte, che, nel 1732, era denominata Fons Clara; sino al 1862, infatti, il comune si era chiamato Schiavi.
Si colse l’occasione della proclamazione dell’unità per cambiare il nome in Fontechiari.
Probabilmente l’antico nome va riferito ad un’immigrazione di slavi, provenienti dalla Schiavonia, immigrazione che fu favorita dall’Abbazia di Montecassino nel X secolo per ripopolare la zona.
Si fa risalire infatti a questa data l’origine del piccolo castello, ad opera dei monaci benedettini interessati a controllare porzioni di territorio collocate fra le città di Sora, Alvito ed Arpino.
La più antica menzione della fortificazione risale al 937, non a caso pochi anni dopo la sconfitta saracena del 915. Fontechiari, per tutto il Medioevo, fu possedimento dei signori delle tre città sopra menzionate, appartenendo anche alla circoscrizione di Vicalvi.
Comune collinare di origine alto-medievale, con un'economia basata sulle attività rurali, le prime notizie documentarie risalgono al 937 d.C., quando, su iniziativa dell'abbazia di Montecassino, nel territorio comunale venne eretto un piccolo castello per controllare la zona compresa tra Sora, Alvito e Arpino e per difenderne le popolazioni dalle incursioni dei saraceni. All'autorità cassinate subentrarono in seguito i D'Aquino, i Conti e nel 1215 la sovranità diretta della Chiesa; in seguito il feudo appartenne ancora ai D'Aquino, poi ai Cantelmo, duchi di Sora, e ai Della Rovere; nel 1580 costoro lo vendettero, insieme all'intera contea di Arpino, a Giacomo Boncompagni, la cui famiglia ne mantenne il possesso fino al 1796.
Fino al 1862 il toponimo è stato Schiavi, forse in riferimento agli slavi provenienti dalla Schiavonia, che intorno al X secolo vennero incentivati dall'abbazia di Montecassino a insediarsi in questa zona per ripopolarla; la denominazione attuale potrebbe essere interpretata invece come “Fonte di Chiaro” o “dei Chiari”.
Il terremoto del 1984 non ha gravemente danneggiato il patrimonio storico-architettonico locale, sicché si possono ancora ammirare la settecentesca parrocchiale di San Giovanni, che conserva una preziosa croce d'argento del XIV secolo e una Madonna del Rosario del Cavalier d'Arpino, e il santuario della Madonna dei Fratelli, nel cui interno è custodita una statua lignea del Cristo del XIII secolo.
Il centro storico è dominato dalla medievale torre Boncompagni, sorta nel sito di un castello ormai scomparso, mentre fuori dell'abitato si trova un cimitero napoleonico, testimonianza del passaggio delle truppe francesi alla fine del Settecento.
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